L'Origine di una storia millenaria.
La produzione della pasta risale alla fine del XVI secolo quando comparirono i primi pastifici a conduzione familiare. Fino al XVII secolo era un alimento poco diffuso ma, a seguito della carestia che colpì il Regno di Napoli, divenne un alimento fondamentale grazie alle sue qualità nutritive e per l'invenzione che consentiva di produrre pasta, detta oro bianco, a basso costo pressando l'impasto attraverso le trafile. I terreni ideali per consentire la produzione furono Gragnano e Napoli, grazie ai loro microclima composti da vento, sole e giusta umidità. Proprio gli abitanti del Regno di Napoli furono i primi a dare delle svolte importanti alla produzione di pasta, e nel 1861 all'apice della produzione della pasta c'erano gli stabilimenti dell’allora Regno di Napoli. In quel periodo, furono i maggiori produttori di pasta nel mondo in particolare nella vendita dei maccheroni. Grazie alla sua leggendaria tradizione, la zona divenne la patria della pasta celebrata da scrittori, storici e poeti.
La pasta nella cultura e nella società
La pasta è considerata dagli italiani, oltre che un alimento, un elemento
di unione condiviso in tutta Italia: essa è parte integrante della vita, della
cultura popolare (semplice ma tradizionale) degli italiani, non solo della loro
cucina, ma della loro stessa essenza, da sempre. Gli ambienti, i fenomeni e le
atmosfere che girano e si creano intorno ad un piatto di pasta, entreranno
nell'immaginario collettivo riguardante l'italiano medio in tutta Europa, prima
nella letteratura e nella musica durante il medioevo, poi nell'opera e nel
teatro del periodo rinascimentale, ed infine nel cinema, offrendo lo spunto per
molti capolavori di fama internazionale, che sono da sempre parte
dell'italianità. Riferendosi all'unità d'Italia, a volte politicamente
discussa, Cesare Marchi, riconobbe nella pasta un potente simbolo unitario e
così la descrisse:
« ...il nostro più che un popolo è una
collezione. Ma quando scocca l'ora del pranzo, seduti davanti a un piatto di
spaghetti, gli abitanti della Penisola si riconoscono italiani... Neanche il
servizio militare, neanche il suffragio universale (non parliamo del dovere
fiscale) esercitano un uguale potere unificante. L'unità d'Italia, sognata dai
padri del Risorgimento, oggi si chiama pastasciutta »
Piccole scaramucce tra poeti ottocenteschi.
Nel 1835 Giacomo Leopardi, componendo i Nuovi Credenti, non si fa scrupolo
ad attaccare duramente il popolo napoletano spiritualista beffandosi del suo
amore per i maccheroni. Egli è nell'ultima fase della sua poetica dove appare
più sicuro della sua concezione materialistica del mondo e più deciso a
sostenerla contro la fede del suo tempo nella provvidenza cristiana e nel
progresso politico e tecnico. Suscita la reazione dei napoletani, i quali però,
più che le tesi filosofiche, pensano a difendere proprio l'amore per la pasta.
Senza badare al Dialogo di Tristano e di un amico già pubblicato nel 1832, dove
Leopardi scagiona il suo pessimismo imputato unicamente alla sua malattia,
Gennaro Quaranta nella poesia Maccheronata, risponde:
« E tu fosti infelice e malaticcio, o
sublime Cantor di Recanati,
che bestemmiando la Natura e i Fati,
frugavi dentro te con raccapriccio.
Oh mai non rise quel tuo labbro arsiccio,
né gli occhi tuoi lucenti ed incavati,
perché... non adoravi i maltagliati, le
frittatine all'uovo ed il pasticcio!
Ma se tu avessi amato i Maccheroni più de'
libri, che fanno l'umor negro,
non avresti patito aspri malanni... E
vivendo tra i pingui bontemponi
giunto saresti, rubicondo e allegro, forse
fino ai novanta od ai cent'anni... »
Gioacchino Rossini grandissimo gourmet.
È stato sia uno dei più importanti creatori del bel canto italiano (oltre
trenta opere), sia un devoto appassionato di cucina.
"Non conosco un’occupazione migliore del mangiare, cioè, del mangiare
veramente. L'appetito è per lo stomaco quello che l'amore è per il cuore. Lo
stomaco è il direttore che dirige la grande orchestra delle nostre passioni”.
I suoi biografi raccontano che da bambino faceva il chierichetto per bere
il vino della messa, o che in giovinezza aveva spesso problemi di denaro perché
non sapeva resistere alla tentazione di ristoranti o vini eccellenti.
Probabilmente è stato il più grande esperto di culinaria tra gli artisti
del pentagramma. A colazione consumava una tazza di caffèlatte e un panino,
anche se negli ultimi anni preferiva due uova alla coque e un bicchiere di
Bordeaux.
In cima alla sua scala dei suoi valori c’erano i maccheroni, che amava
cucinare di persona celebrando un suo rito:
“Fu allora che comparve Rossini, che con
la sua delicata mano grassottella, scelse ... una siringa d'argento. La riempì
di purèe di tartufi e, con pazienza, iniettò in ciascun rotolo di pasta questa
salsa incomparabile. Poi sistemata la pasta in una casseruola come un bambino
nella culla, i maccheroni finirono la cottura tra vapori che stordivano.
Rossini restò là, immobile, affascinato, sorvegliando il suo piatto favorito e
ascoltando il mormorio dei cari maccheroni come se prestasse orecchio a note
armoniose”.
Cinema e Televisione
Numerosi i film che
riguardano il mondo della pasta, o semplicemente ci giocano. Sono Roma città
aperta di Roberto Rossellini, Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, la
commedia Miseria e nobiltà di Eduardo Scarpetta portata al cinema da Totò, I
soliti ignoti con Totò e Vittorio Gassman, Un americano a Roma con Alberto
Sordi e Adua e le sue compagne con Marcello Mastroianni, poi C'eravamo tanto
amati, Maccheroni, La cena, Gente di Roma tutti di Ettore Scola e anche Roma e
La voce della luna di Federico Fellini.
Nel 1957, la BBC
trasmette in televisione un documentario molto serio sulla Raccolta primaverile
degli spaghetti, dove si diceva che, nel clima favorevole di alcune zone
d'Italia, crescessero sugli alberi, facendo volare l'immaginazione dei bambini
di mezzo mondo e creando un'altra infantile leggenda metropolitana tra i
fanciulli degli anni cinquanta e sessanta, che nella loro fantasia pensavano
che se fossero venuti in Italia avrebbero potuto raccogliere gli spaghetti
dagli alberi. Il programma, pure se non come quello su La guerra dei mondi di
Orson Welles, fu molto convincente, ed alcuni telespettatori del tempo,
soprattutto anglosassoni, recatisi per le vacanze nella penisola italica, si
misero seriamente alla ricerca delle fantastiche piantine, producendo
conseguenze esilaranti tra la popolazione locale.